Visitare Auschwitz, un obbligo morale

 Credo che si è troppo giovani, troppo menefreghisti e troppo invincibili per capire veramente quello che ci viene insegnato durante gli anni di scuola.
Primo Levi scriveva che L’Olocausto è una pagina del libro dell'umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria, ed è per questo che una visita ad Auschwitz è un obbligo morale per ogni essere umano, lo dobbiamo alle migliaia di persone che hanno perso la vita in quei campi di sterminio, ma ancora di più a tutti quelli che sono sopravvissuti a quelle atrocità. Forse è un obbligo che tutte le scuole dovrebbero prendere in considerazione.

 

 

Nonostante le letture e i documentari non si ha la consapevolezza di cosa sia realmente accaduto nei dei campi di Auschwitz-Birkenau, ma varcare quel cancello obbliga a fare i conti con una delle pagine più drammatiche e folli della storia dell’umanità.
Quelle parole ascoltate o lette proprio di fronte ai forni crematori, piuttosto che all’interno dei lager, assumono tutto un altro significato.

Quello che vedi è al limite della follia, neanche il peggior film horror arriva a tanto. A tratti si è quasi portati a pensare che forse sia tutto frutto della fantasia, che Auschwitz non sia realmente esistito.

 

 

Ma quelle foto esposte dentro ai corridoi, quelle donne e quegli uomini dalla testa rasata con le divise tutte uguali non lasciano dubbi.
Sono rimasta li davanti per diverso tempo, ho osservato attentamente quei volti apparentemente tutti uguali alla ricerca di un dettaglio, ma il mio sguardo cadeva sempre sui loro occhi. Occhi inespressivi, vuoti, rassegnati o consapevoli, occhi di chi non ha la forza di lottare, di chi ha smesso di pregare o sperare. Tutti accomunati dallo stesso sguardo e dallo stesso triste destino.
Ufficialmente si stima che su 1.300.000 deportati entrati nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau 1.100.000 abbiano perso la vita.

 

 



I deportati erano costretti a sopportare un viaggio in treno che durava anche settimane, durante le quali migliaia di persone venivano stipate in vagoni destinati al bestiame, senza cibo e con pochissima acqua. Al centro del vagone veniva posto un bidone per sopperire ai bisogni fisiologici.
Uomini, anziani, donne, bambini e malati obbligati a perdere la loro dignità, inconsapevoli però, che quello fosse solo l’inizio della loro fine.
In quei vagoni, dove anche respirare era impossibile, si viaggiava accanto ai cadaveri di chi in quel viaggio perdeva la vita.

Arrivati a destinazione, una volta scesi dai convogli, uomini e donne venivano separati e i neonati e bambini strappati ai loro genitori. Tutti quelli non adatti ai lavori forzati, circa l’80% , venivano portati subito alle docce e successivamente ai forni crematori. Donne incinte, neonati, anziani e malati perdevano la vita nel giro di poche ore.

I deportati “sopravvissuti”  ritenuti ancora in salute venivano rasati, vestiti con un pigiama a righe e zoccoli ai piedi, tatuati con un numero di matricola progressivo e costretti a lavorare 10-12 ore al giorno, al freddo, senza distinzioni di sesso o età, in cambio di un pezzo di pane e acqua sporca, condannati quindi a una morte lenta e dolorosa.

Nei campi di sterminio si moriva di fame, di freddo, di dissenteria, di violenza o a causa degli esperimenti medici e torture. Ma erano molti anche quelli che decidevano di togliersi la vita aggrappandosi ai cavi elettrici che circondavo i lager perché consapevoli che da li non sarebbero comunque usciti vivi.

 

Con gli occhi gonfi, il cuore pesante e la testa piena di pensieri si percorrono le aree di Auschwitz.
Cerco solo di immaginare cosa poteva provare un bambino di otto anni strappato dai suoi amici, dai giochi e dalla sua cameretta e portato in quel campo dimenticato da Dio senza genitori. Provo dolore, rabbia e vergogna verso il genere umano. Sono stati uomini a torturare e uccidere altri uomini in nome dalla follia. E’ difficile da accettare e da ammettere, ma ci si sente colpevoli anche a distanza di 70’anni.

 

 

 

 

“” Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita.
Da qualunque parte tu venga, tu non sei estraneo.
Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia inutile la nostra morte.
Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento. Fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui qui hai visto le tracce, non dia nuovo seme né domani né mai.”” Primo Levi.

Ultima modifica il Giovedì, 16 Luglio 2015 15:08
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Deborah & Angelo, classe’80, romani, compagni di vita e di viaggio, abbiamo l’Africa nel cuore ma in Asia ci sentiamo a casa. Amiamo i viaggi “zaino in spalla”,  lo street food in giro per il mondo e catturare attimi con ogni strumento che la tecnologia mette a disposizione. Abbiamo creato Appuntidiviaggio.net nel 2005 dopo un viaggio nell'isola di Bali, dal quale siamo tornati letteralmente affetti dalla sindrome di wanderlust e da allora continuiamo a raccogliere e condividere qui  le nostre esperienze di viaggio.

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